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 << I film della Pollanet Squad (POLIZIESCO) >> 
Come cani arrabbiati (1976)  
Musiche
Mario Molino
Con
Jean Pierre Sabagh
(Doppiato da Rino Bolognesi)
Commissario Paolo Muzzi

Annarita Grapputo
Silvia

Paola Senatore
Germana

Cesare Barro
Tony Ardenghi

Paolo Carlini
Arrigo Ardenghi

Luis La Torre


Gloria Piedimonte
Ragazza presa in ostaggio

Mario Farese


Silvia Spinozzi


Mario Novelli
Galoppino di Arrigo Ardenghi

Anna Curti
Lella

Pietro Quinzi
Spallone di Arrigo Ardenghi

Romano Milani
 (*)

Calogero Azzaretto
Poliziotto ucciso allo stadio (*)

Settimio Scacco
Manifestante (*)

Luciano Zanussi
Uomo al maneggio (*)

Massimo Ciprari
 (*)

Quinto Gambi
Uomo nel bar che picchia la sua ragazza (*)

Giuseppe Marrocco
Uomo al maneggio (*)

Lina Franchi
 (*)

Renato Basso Bondini
Manifestante (*)

Sergio Mioni
 (*)

Mario Imperoli
Manifestante col megafono (*)

(*) non accreditato




"In questa nostra vecchia Roma che, stando almeno alla sostanza comune a tutti i film del genere, va sempre più rassomigliando alla più ruggente Chicago dei “twenties”, una banda di criminali bene […] ammazza, ruba e stupra a più non posso. Un commissario perspicace e zelante avrebbe da tempo posto fine a tale incresciosa situazione se no lo avessero tenuto a freno la corruzione delle istituzioni – elemento ormai inevitabile per dare un tocco di impegno sociale al prodotto più reazionario – simboleggiate soprattutto dalle previsioni esercitate dal ricco padre di uno dei banditi sui superiori del medesimo efficiente funzionario. Ma la giustizia prima o poi trova sempre modo di trionfare e così il commissario, coll’aiuto della sua amica, anch’essa poliziotta, fa strage della banda, decisamente incurante, ma alla fine del film è d’uopo, delle eventuali rappresaglie del capitale. Forza dei giusti. […]"
Pep (Massimo Pepoli) - Il Messaggero - 08/08/1976

"Tre giovani-bene assolutamente mentecatti, uniti da un patto di sangue, sesso, frustrazioni e denaro, compiono rapine a tutto spiano disseminando morti, lacrime e panico. Li sorveglia sospettoso, impotente nel coglierli sui luoghi dei misfatti perché privo di prove consistenti, un poliziotto ingrugnito. Le donne, in questo filmaccio che mescola generi (erotico, poliziesco, gangsteristico) ormai imparentati tra loro in un certo filone italiano spudoratamente commerciale, hanno un peso importante perché, oltre a gareggiare in spogliarelli all'ultimo indumento e in seduzioni all'insegna del più squallido erotismo, si inseguono e si fanno dispettucci. [...] Il film non è altro che una scombinata sequela di omicidi, rapine e sevizie variamente ispirate ai recenti fatti di cronaca nera. Il mondo della mala bene e di borgata, ormai, è diventato un'inesauribile miniera per simili sottoprodotti italiani all'insegna del turpiloquio. In questa pellicola diretta da Mario Imperoli, però, si oltrepassano tutti i limiti perché, ad un certo punto, dopo aver condito ogni rapina di omosessualità, perversioni e filosofia da strapazzo, il regista tinge la storia di un preciso colore politico, timoroso, forse, di essere etichettato come reazionario a causa dei suoi poliziotti piccolo-borghesi assetati d'ordine. Ecco, dunque, che sbuca la classe proletaria, che si fa giustizia da sola, dimenticando le proprie rivendicazioni salariali, per ridurre a colabrodo il gangster superstite."
G. Gs. - Il Corriere della Sera - 13/08/1976



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